mercoledì 10 ottobre 2007
Inclemente......con Clemente
Se la magistratura ha rimandato di nove settimane l’esame del caso De Magistris vuol dire che le contestazioni messe insieme dal ministro Mastella non erano ne cosi formidabili ne cosi spaventose da rendere necessario un immediato trasferimento del magistrato in altro ufficio. E un momento brutto per il Guardasigilli che se la prende e minaccia tutto e tutti, prima ha chiesto l’immediata chiusura del blog tiodiomastella.blogspot.com e proprio a causa del suo goffo tentativo esso e salito alla ribalta delle cronache e il blog che prima era un piccolo spazio ora è diventato un po' meno piccolo, poi si e adirato con uno sparuto gruppetto di manifestanti appartenenti al New York Grillo meetup apostrofandoli stronzi ed infine ciliegina sulla torta leggendo i giornali che narravano delle sue gesta ha affermato: “I biglietti per il Columbus day, 8.800 euro, li ho pagati per cazzi miei”. Tra tutto questo putiferio si rischia di perdere di vista i reali motivi per cui il Ceppalonico personaggio e cosi inviperito. La motivazione reale del trasferimento di De Magistris è che ha iscritto nel registro degli indagati Mastella (per gli amici Pastella) per qualche losca vicenda di commistione tra affari e politica, e questo veramente non gli e andato a genio. La cosa che mi lascia sorpreso non è questo modo di comportarsi della nostra politica, in fondo le pressioni e i trasferimenti di funzionari corretti costituiscono una prassi nel nostro Paese. Tutt’altro che abituale è vedere tanti giovani meridionali che si stringono intorno ad un magistrato che fa il proprio dovere. E’ stato commovente; un chiaro segnale che qualcosa nelle nostre teste sta cambiando.
Bamboccioni ...ecologici
I mammoni o bamboccioni come li definisce Padoa Schioppa rappresentano un oasi di salvezza per gli ecologisti ed andrebbero premiati in quanto con la loro permanenza in famiglia riducono la necessita di costruire nuove abitazioni, di acquistare nuovi elettrodomestici e auto (tanto ci sono quelle dei loro genitori) anche se mi rendo conto che per questa societa consumistica questo non e un modello da prendere come esempio. Inoltre con la loro permanenza fino a tarda età essi risolvono il problema della solitudine negli gli anziani. Quello di cui un economista come Padoa Schioppa non tiene conte e la differenza tra mammoni o bamboccioni e precari. Gli uni lo sono per scelta, gli l’altri per necessita. Perche se alcuni esempi famosi come Spadolini o Manzoni decisero di essere mammoni fino a tarda età fu solo per loro esclusiva scelta mentre i bamboccioni che Padoa Schioppa sta oggi a criticare sono tali giocoforza, costretti da contratti co.co.co., a progetto o a termine a restare in famiglia unico ambito dove possono sperare di condurre una vita decente non assillati dai balzelli della corrente, acqua fitto e gas.
martedì 9 ottobre 2007
Se non li conoscete.. (le vecchie novità)
Ormai mi ero rassegnato a seguire la nascita del Partito Democratico da spettatore. Oggi mi arriva una mail dal Compagno che mi scrive, papale papale: puoi votare online vai sul sito dell'ulivo e registrati. Allora io vado sul sito ulivo.it e con un po' di fatica trovo la pagina con le istruzioni. Prima pero vengo colpito da un link che dice “Mandaci la tua foto democratica” mahhhh chissa cosa vorra dire. Io con la mia naturale curiosita infantile clicco e si apre una pagina dove sono in bella mostra tutte persone sorridenti e euforiche e con ai piedi della foto questa didascalia “vorrei che anche in italia e su ogni casa sventolasse un tricolore” siccome la foto proveniva da asti ho pensato che sara stato l’effetto di un overdose di barbera(non si spiega altrimenti). Un’altra foto che sembrava una segnaletica dell’interpol diceva: ......mi conosco molto bene, vi assicuro che questa è proprio una bella faccia democratica. Dopo questa esperienza mistica sono tornato nella home page. Li spiegava che le schede sono due: una per l’Assemblea Costituente Nazionale, l’altra per quella Regionale. Si vota mettendo una croce su una sola delle liste. Sceglierai il tuo leader votando una tra le liste che lo sostengono. Il contributo minimo per il voto è di solo 1 euro. Le pari opportunità sono interpretate alla lettera dal PD: le liste sono tassativamente composte alternando donne e uomini. E donne sono anche metà dei capolista. Piu democratici di cosi si muore non trovate? Nel frattempo vengo colpito dal manifesto del partito democratico…. “L’Italia è un paese bloccato, smarrito, che rischia il declino. Il senso civico appare inaridito e il rispetto della legalità è troppe volte umiliato. La classe dirigente è terribilmente invecchiata….” E quindi per dare una ventata di rinnovamento e di gioventù, visto che il tema generazionale e posto come punto saliente del PD, è giusto che si ricorra a PierGiorgio Gawronski e alla sempreverde Rosa Bindi. E lo slogan e anche esso d’effetto: “VOTA LE FACCE NUOVE…..”.
lunedì 8 ottobre 2007
Un secolo di lotte inutili??
I lavoratori di inizio secolo non godevano di grandi "chance". Nessuno avrebbe scommesso gran che sul loro futuro e tanto meno si poteva ritenere che fossero in grado di modificare la propria collocazione sociale ne che potessero diventare, organizzandosi, un vero e proprio contropotere politico, sociale ed economico.
Per lo più semianalfabeti, con condizioni di lavoro straordinariamente pesanti, con una marginalità che nelle città industriali era visibile nella dislocazione residenziale dei quartieri operai, essi erano considerati una merce o forza lavoro disponibile per un capitalismo sempre inappagato. Oggi la situazione dei lavoratori non e un gran che cambiata e la rincorsa alla flessibilità ad ogni costo ha stravolto il mercato del lavoro. In tutti i paesi industrializzati ormai si è realizzata una polarizzazione tra posti di lavoro ben pagati, in netta diminuzione, e posti di lavoro precari e mal retribuiti. I cosiddetti lavori "atipici" (lavori a tempo determinato e con orario ridotto) sono passati in un decennio da un decimo ad un terzo dell'occupazione complessiva. Non voglio dilungarmi oltre e vado a esporre la mia ultima esperienza lavorativa. Assunto come è d’obbligo qui nel profondo sud a “nero” nonostante la ventennale esperienza nel settore di competenza, senza diritto a 13 14 e ferie dopo 1 anno di anonimato e di eversione vengo finalmente assunto, ovviamente con contratto a tempo determinato, con durata annuale e scadenza 12 gennaio 2008, vedo finalmente anche se a termine riconosciuti i miei diritti di lavoratore ma la malaugurata sorte trama contro di me e dopo 5 mesi subisco un grave infortunio sul lavoro che mi obbliga prima a una degenza ospedaliera e poi a un lungo riposo a letto e ancora oggi ne reco le conseguenze. Al mio rientro a casa dall’ospedale il mio datore di lavoro mi ha comunicato che potevo sognarmi il rinnovo del contratto in quanto la sua era una impresa e non un ente assistenziale. La domanda che mi pongo e questa, tutte le lotte dei lavoratori e le vittime, gli scioperi le perdite in vite umane a cosa sono servite. Chi e che fa sì che questo possa accader accadere? Le conquiste che i lavoratori hanno ottenuto nei decenni dopo la seconda guerra mondiale sono il frutto delle loro lotte, ma a cosa sono valse se ancora oggi si ripropongono queste situazioni. A inizio secolo chi aveva la malaugurata sfortuna di infortunarsi o anche solo di aspettare un bambino perdeva ogni diritto a conservare il posto di lavoro. Situazione che alla luce dei fatti appare ancora oggi sostanzialmente immutata. La domanda che pongo ai lettori di questo blog è questa: “Esiste una legge che tuteli l’infortunato, e che gli consenta la conservazione del posto di lavoro?”
Per lo più semianalfabeti, con condizioni di lavoro straordinariamente pesanti, con una marginalità che nelle città industriali era visibile nella dislocazione residenziale dei quartieri operai, essi erano considerati una merce o forza lavoro disponibile per un capitalismo sempre inappagato. Oggi la situazione dei lavoratori non e un gran che cambiata e la rincorsa alla flessibilità ad ogni costo ha stravolto il mercato del lavoro. In tutti i paesi industrializzati ormai si è realizzata una polarizzazione tra posti di lavoro ben pagati, in netta diminuzione, e posti di lavoro precari e mal retribuiti. I cosiddetti lavori "atipici" (lavori a tempo determinato e con orario ridotto) sono passati in un decennio da un decimo ad un terzo dell'occupazione complessiva. Non voglio dilungarmi oltre e vado a esporre la mia ultima esperienza lavorativa. Assunto come è d’obbligo qui nel profondo sud a “nero” nonostante la ventennale esperienza nel settore di competenza, senza diritto a 13 14 e ferie dopo 1 anno di anonimato e di eversione vengo finalmente assunto, ovviamente con contratto a tempo determinato, con durata annuale e scadenza 12 gennaio 2008, vedo finalmente anche se a termine riconosciuti i miei diritti di lavoratore ma la malaugurata sorte trama contro di me e dopo 5 mesi subisco un grave infortunio sul lavoro che mi obbliga prima a una degenza ospedaliera e poi a un lungo riposo a letto e ancora oggi ne reco le conseguenze. Al mio rientro a casa dall’ospedale il mio datore di lavoro mi ha comunicato che potevo sognarmi il rinnovo del contratto in quanto la sua era una impresa e non un ente assistenziale. La domanda che mi pongo e questa, tutte le lotte dei lavoratori e le vittime, gli scioperi le perdite in vite umane a cosa sono servite. Chi e che fa sì che questo possa accader accadere? Le conquiste che i lavoratori hanno ottenuto nei decenni dopo la seconda guerra mondiale sono il frutto delle loro lotte, ma a cosa sono valse se ancora oggi si ripropongono queste situazioni. A inizio secolo chi aveva la malaugurata sfortuna di infortunarsi o anche solo di aspettare un bambino perdeva ogni diritto a conservare il posto di lavoro. Situazione che alla luce dei fatti appare ancora oggi sostanzialmente immutata. La domanda che pongo ai lettori di questo blog è questa: “Esiste una legge che tuteli l’infortunato, e che gli consenta la conservazione del posto di lavoro?”
La sciura Brambilla
Cani, gatti e pesci. C'è poi l'impegno nel sociale grazie all'amore incondizionato per gli animali. Sicché la signora è anche presidente della Lega nazionale per la difesa del cane, gestisce il canile provinciale, dirige il trimestrale Il Corriere a 4 zampe e cura un rubrica fissa, Cani, gatti & co, sulla Provincia di Lecco. Inoltre, nella bellissima (e monumentale) villa di famiglia, con un parco di 10 mila metri quadrati di verde, trovano ricovero 23 cani, 14 gatti, quattro cavalli, tre capre e un asino. Ha a che fare con gli animali anche l'altra attività di Michela Vittoria. Con l'onnipresente papà (che ha il 60% del capitale), la signora della Casa delle Libertà guida il piccolo gruppo Sal e la Sotra Coast International, con la quale, come amministratore unico (e socio al 40%), nel 2006 si è assicurata uno stipendio di 125 mila euro.
Il business è quello dell'importazione, esportazione e vendita di prodotti ittici, freschi, congelati e surgelati. Le aziende funzionano, crescono, garantiscono utili ma non dividendi. Il polo ittico assicura alla Brambilla un giro d'affari di 20 milioni e utili per 330 mila euro. Un piccolo universo, fatto di prodotti importati da Scozia, Norvegia, Canada e Spagna, che ha trovato il sostegno di catene quali Carrefour e Coop.
Sì, proprio le odiate (da Silvio) cooperative rosse, di sinistra. E siccome il business «è in fase crescente», anche grazie all'accordo di vendita con l'austriaca Rewe-Billa-Standa (che ironia della sorte fu proprio di Berlusconi), l'anno scorso la Sal ha investito 3 milioni per comprare, con un leasing di Banca Italease, la nuova sede a Brivio, nel Lecchese. Infine Brambilla e il compagno Eros Maggioni si sono lanciati nel business del mattone: a febbraio hanno costituito, a Cusano Milanino, la Bruijta, per ora inattiva. Questo, dunque, il ritratto un po' impietoso della signora Brambilla , candidata (forse) a guidare il centro-destra in Italia dopo Berlusconi
Il business è quello dell'importazione, esportazione e vendita di prodotti ittici, freschi, congelati e surgelati. Le aziende funzionano, crescono, garantiscono utili ma non dividendi. Il polo ittico assicura alla Brambilla un giro d'affari di 20 milioni e utili per 330 mila euro. Un piccolo universo, fatto di prodotti importati da Scozia, Norvegia, Canada e Spagna, che ha trovato il sostegno di catene quali Carrefour e Coop.
Sì, proprio le odiate (da Silvio) cooperative rosse, di sinistra. E siccome il business «è in fase crescente», anche grazie all'accordo di vendita con l'austriaca Rewe-Billa-Standa (che ironia della sorte fu proprio di Berlusconi), l'anno scorso la Sal ha investito 3 milioni per comprare, con un leasing di Banca Italease, la nuova sede a Brivio, nel Lecchese. Infine Brambilla e il compagno Eros Maggioni si sono lanciati nel business del mattone: a febbraio hanno costituito, a Cusano Milanino, la Bruijta, per ora inattiva. Questo, dunque, il ritratto un po' impietoso della signora Brambilla , candidata (forse) a guidare il centro-destra in Italia dopo Berlusconi
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